martedì 13 maggio 2008

Principi nella pratica A.T.

a) METODO CONTRATTUALE

Se siete un paziente e io sono un’analista transazionale significa che ci assumiamo la responsabilità congiunta di raggiungere un obiettivo comune: il vostro benessere e la vostra autonomia. Significa che ci rapportiamo su un piano di parità (Io non posso "fare delle cose a voi", né voi potete aspettarvi che faccia tutto per voi), entrambi partecipiamo al processo di cambiamento, entrambi abbiamo dei compiti. Ecco perché stipuliamo un contratto: un’assunzione di responsabilità da parte di entrambi. In quanto paziente voi affermate di voler cambiare e di essere disposto ad impegnarvi per raggiungere l’obiettivo. Io, in quanto analista, in cambio del mio compenso, mi dichiaro disponibile ad usare al meglio le mie conoscenze e competenze professionali a questo fine.


b) COMUNICAZIONE APERTA

Se siete un paziente e io sono un’analista transazionale la nostra relazione è una relazione alla pari. Nel corso del nostro lavoro insieme disporrete di tutte le informazioni necessarie sui processi in atto. Userò un linguaggio chiaro e non tecnico affinchè voi possiate comprendere esattamente ciò che stiamo facendo. Vi insegnerò i concetti e gli strumenti dell’analisi transazionale in modo tale che anche voi possiate usarli.

Gli assunti filosofici dell'Analisi Transazionale

a) ognuno è Ok: la persona, in quanto tale, è degna di rispetto e accettazione. "Accetto me e riconosco il mio valore. Accetto te e riconosco il tuo valore. Può darsi che a volte non accetti quello che fai, ma accetto sempre quello che sei. Siamo sullo stesso livello. Non sono superiore a te, né tu sei superiore a me"

Questo principio invita ad avere un atteggiamento costruttivo verso se stessi e verso gli altri. Si tratta del rispetto e del riconoscimento del valore della persona nella sua essenza, indipendentemente da razza, religione, età, preferenze sessuali, risultati raggiunti nella vita etc. C’è sempre lo spazio per mettere in discussione il comportamento di una persona. Ma attenzione: Il comportamento non è mai la persona nella sua interezza. Rispettare sé e gli altri e mettersi in una relazione di parità è la posizione, l’unica, che consente la costruzione di relazioni sane e costruttive dove sia possibile affrontare i comportamenti problematici e risolverli su un piano di disponibilità reciproca. La condanna, l’attacco, la svalutazione di se stessi o degli altri invece alimentano sofferenza, difese, attacchi, competizioni, distruttività.

b) ognuno ha la capacità di pensare. Ad eccezione di chi ha avuto gravi danni cerebrali tutti abbiamo la capacità di pensare, di ragionare e valutare ciò che viviamo, di fare delle scelte rispetto alla nostra esistenza.

Questo principio ci ricorda le nostre capacità e il nostro potere nel valutare e affrontare la realtà. Noi siamo le nostre scelte. Per quanto siano forti gli inviti e le pressioni degli altri, per quanto siano drammatiche le circostanze della vita, siamo sempre noi a scegliere la posizione che assumiamo rispetto ad esse, anche se fosse solo quella di reagire o meno ad eventi per noi traumatici. E’ un principio che invita quindi a prendersi la responsabilità delle proprie scelte (e delle loro conseguenze) invece che rendersi passivi e vittime impotenti, invece di proiettare la responsabilità delle proprie sofferenze sul passato o all’esterno. E’ anche un principio che ci invita a sfruttare il nostro potere per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi invece che per sabotarci.

c) ognuno decide il proprio destino e queste decisioni, se portano risultati negativi, possono essere cambiate.

Da bambini abbiamo elaborato delle strategie per sopravvivere in un mondo più grande di noi e per ottenere ciò che volevamo (amore e attenzione). Queste strategie si basavano sulla valutazione che abbiamo fatto delle persone e delle situazioni, vissute ed osservate, e sulle conclusione che ne abbiamo tratto. Abbiamo cominciato da subito a prendere decisioni su ciò che era giusto/sbagliato, utile/non utile essere o fare. Su queste decisioni (riguardanti noi stessi, gli altri, la vita..) abbiamo basato la nostra esistenza. Da adulti usiamo ancora quelle strategie. Alcune rimangono utili e funzionali ai nostri bisogni. Altre invece ci portano solo risultati negativi, perché sono anacronistiche, non più necessarie, non adeguate alla situazione attuale.
In terapia possiamo andare a riscoprire quelle vecchie decisioni e cambiarle. Possiamo prendere decisioni nuove rispetto a noi, agli altri e alla vita, possiamo imparare ad usare strategie diverse, nuove risorse (quelle da adulto) e ottenere finalmente la soddisfazione dei nostri bisogni.