Soffriamo
e ci lamentiamo. Un po' tutti. Un po' di tutto.
Della
nostra famiglia d'origine: dei genitori assenti, critici, invadenti,
di un'infanzia non gratificante.
Delle
difficoltà nel costruirsi un percorso formativo e professionale: la
fatica per anni, i sacrifici, i limiti, le spese.
Delle
nostre relazioni affettive: delle amicizie deludenti, degli amori
immaturi , della solitudine.
Dello
stress della vita quotidiana: del poco spazio per se stessi, delle
pressioni esterne, della società che non offre possibilità.
Del
nostro fisico che non è conforme alle immagini pubblicitarie.
Della
salute.
Del
nostro carattere che ci mostra bloccati e incerti.
Del
passato che ci ha segnati e non ci molla mai.
Del
futuro che ci spaventa e ci toglie speranza.
Del
mondo che va a rotoli e ci angoscia.
Potrei
continuare per ore e pagine. Ma a me basta così.
Quello
che voglio dire è semplice: c'è sempre qualche pretesto per lamentarsi, piangersi addosso e decidere di star male.
Se per
certi versi è umano e comprensibile avere momenti di scoraggiamento
e delusione dovremmo invece fare attenzione quando
questa modalità diventa un atteggiamento cronico e una modalità passiva di
vivere.
Allora
siamo passati, come dice il famoso detto, dall'umano al diabolico
(autodistruttivo)
Trovare
aspetti della realtà che non vanno è facilissimo e in parte anche
realistico.
Ma lamentarsene passivamente spostando la
responsabilità del nostro malessere sempre all'esterno non solo è
del tutto inutile ma clinicamente non adeguato.
Questo è in
genere il comportamento della Vittima, scritto con l'iniziale
maiuscola per indicare chi la vittima LA FA. La Vittima passa
il suo tempo ad accumulare eventi, fatti e persone di cui lamentarsi
piuttosto che affrontare la realtà in modo attivo, costruttivo, risolutivo, realistico ed
efficace.
Certo,
lamentarsi e trovare colpevoli all'esterno è più comodo, meno
dispendioso, meno faticoso e meno rischioso. Meglio la depressione e
l'ansia dello status quo alla fatica della rivoluzione.
Scelta
vostra, ma poi non volete nemmeno l'ansia e la depressione legate necessariamente ad uno stile di vita pessimista ed evitante!?
Beh
allora è il caso di decidere di muovervi. O sintomi o crescita.
Esiste
quindi un'alternativa, che è quella delle persone realizzate, cioè
di quelle persone che affrontano ogni giorno con impegno e fatica i
problemi, raggiungono con pazienza i loro obiettivi, passano oltre
con maturità sulle cose che non possono cambiare (senza ostinarsi
come bambini a pretenderle), investono sulle alternative.
Affrontare
la vita e costruirsi, con pazienza, determinazione e fatica. Fare gli
adulti insomma.
E non
trovate scuse e colpevoli. Nessuno vi impedisce di costruire oggi la
vostra serenità, sta solo a voi decidere. Quindi se decidete di
non farlo almeno prendetene atto e responsabilità e smettete di tormentare chi vi sta attorno magari chiedendo a loro lo sforzo e l'aiuto che dovreste attivare voi stessi.
Vi potrebbe
essere utile in questo caso, anche leggere l'articolo sui vampiri
energetici.
http://serenasorrentino.blogspot.it/2017/06/vampiri-energetici.html
Insomma
la realtà è un mix imprescindibile di cose positive e negative, la
vita è un susseguirsi di successi e fallimenti, di gratificazioni e
di frustrazioni. Non possiamo che farci i conti. Inutile e
impossibile sfuggire alla realtà delle cose.
Godiamoci
innanzitutto il bello. Non spegniamo mai l'entusiasmo nel guardare la
vita e apprezzare le meraviglie attorno a noi. Non diamo mai per
scontate le fortune che abbiamo, alcune per dono, altre perchè
costruite. Impegniamoci ogni giorno nella cura delle nostre cose in
quanto sono preziose. Motiviamoci ogni giorno con piccoli e grandi
progetti. Celebriamo i piccoli e grandi traguardi. Facciamoci forza
nei momenti duri appoggiandoci alle nostre risorse. Nutriamo la
nostra motivazione e speranza esplorando sempre le alternative.
E per
il resto? Per quello che non va?
A)
In
alcuni casi potremo fare cambiamenti strabilianti uscendo dalla
passività e dalla lamentazione e impegnandoci a risolvere il
problema, ma ciò richiederà il tempo per analizzare gli intoppi, lo
sforzo di mettersi in discussione, la fatica di attivare cambiamenti
e la pazienza di attenderne frutti.
Vi
spaventa sentire tanti termini legati alla fatica?
Provate! Tiratela
fuori l'energia, allenatela! vi sorprenderà scoprire quanto l'energia
se usata nel modo giusto si ricarichi, vi sembrerà quasi si
moltiplichi. Possiamo paragonarla ad un muscolo che tonificato vi
renderà più forti e scattanti. Contrariamente a quanto si pensi è
proprio la passività che fa scemare l'energia fino al limite di non
sentirsi nemmeno in grado di alzarsi da un letto.
E' la passività
fisica e psichica che vi annienta pian piano. Non dimenticatelo.
B)
In
altre situazioni potremmo arrivare a compromessi accettabili e
soddisfacenti, impegnandoci nell'esplorazione delle alternative e vie
di mezzo, tenendo quindi conto della realtà esterna e accettandola e accettando il compromesso.
Sempre con tanto impegno, determinazione e pazienza. Sarà fondamentale quindi superare l'ostinazione a volere le cose esclusivamente secondo la propria idea
iniziale, cambiare internamente aspettative e imparare a godere di
quello che si è raggiunto senza rimpianti o rancori.
C)
In
altre situazioni ancora invece dovremmo solo accettare a realtà. A
volte non è possibile essere o avere qualcosa o cambiare una
situazione.
Pace. Viviamoci il lutto e la delusione e andiamo avanti.
Questo non farà la nostra disperazione a meno che NOI non lo
trasformeremo in un cataclisma, un buco nero in grado di divorare tutto il
resto, un pretesto per non andare avanti.
Ostinarsi e fare i capricci
sputando su tutto ciò che è intorno a noi è immaturo e isterico
come le crisi di un bimbo quando riceve un no all'acquisto dell'
ennesimo giocattolo.
Occorre saper abbandonare una strada sterile e
investire su nuovi percorsi capaci di darci nuova energia ed
entusiasmo. Occorre resistere e non cedere alla comodità e alla
dipendenza che spesso corrispondono alla mortificazione di se stessi
e dei propri desideri.

A volte
si tratta di perdite grandi e dolorose certo, ma anche in quel caso è
nostra responsabilità prenderci cura del dolore e procuraci nuova
gioia ed energia su terreni fertili e sani.
Insomma,
in tutti e tre i casi abbiamo a disposizione soluzioni, alternative,
interventi, azioni, strade in grado di garantire successi e
benessere. Quindi non siamo vittime impotenti e non lo saremo a meno
che non decidiamo di farle le Vittime, tenendoci passivi con il
vittimismo.
Come
dico spesso ai miei pazienti, la fatica si fa comunque.
Nel caso
delle Vittime si soffre e si fatica senza "mai una gioia"
(come amano dire i giovani di oggi) se non la magra consolazione di
essere compatiti dagli altri (che però prima o poi si stuferanno di
noi e della nostra pesantezza).
Nel
caso invece delle persone che decidono di affrontare i problemi per poi star bene la sofferenza e
la fatica si supereranno e si "dimenticheranno" presto ad ogni obiettivo
raggiunto con il carico d'entusiasmo e autostima che ne consegue e con la voglia e la motivazione di
porsene successivi.
Come
diceva San Francesco : "comincia con il fare ciò che è
necessario, poi ciò che è possibile. All'improvviso ti
sorprenderai a fare l'impossibile"