lunedì 26 giugno 2017

Vittima: ci fai?






Soffriamo e ci lamentiamo. Un po' tutti. Un po' di tutto.


Della nostra famiglia d'origine: dei genitori assenti, critici, invadenti, di un'infanzia non gratificante.
Delle difficoltà nel costruirsi un percorso formativo e professionale: la fatica per anni, i sacrifici, i limiti, le spese.
Delle nostre relazioni affettive: delle amicizie deludenti, degli amori immaturi , della solitudine.
Dello stress della vita quotidiana: del poco spazio per se stessi, delle pressioni esterne, della società che non offre possibilità.
Del nostro fisico che non è conforme alle immagini pubblicitarie.
Della salute.
Del nostro carattere che ci mostra bloccati e incerti.
Del passato che ci ha segnati e non ci molla mai.
Del futuro che ci spaventa e ci toglie speranza.
Del mondo che va a rotoli e ci angoscia.



Potrei continuare per ore e pagine. Ma a me basta così.
Quello che voglio dire è semplice: c'è sempre qualche pretesto per lamentarsi, piangersi addosso e decidere di star male.

Se per certi versi è umano e comprensibile avere momenti di scoraggiamento e delusione dovremmo invece fare attenzione quando questa modalità diventa un atteggiamento cronico e una modalità passiva di vivere.
Allora siamo passati, come dice il famoso detto, dall'umano al diabolico (autodistruttivo)




Trovare aspetti della realtà che non vanno è facilissimo e in parte anche realistico. 
Ma lamentarsene passivamente spostando la responsabilità del nostro malessere sempre all'esterno non solo è del tutto inutile ma clinicamente non adeguato. 

Questo è in genere il comportamento della Vittima, scritto con l'iniziale maiuscola per indicare chi la vittima LA FA.  La Vittima passa il suo tempo ad accumulare eventi, fatti e persone di cui lamentarsi piuttosto che affrontare la realtà in modo attivo, costruttivo, risolutivo, realistico ed efficace.

Certo, lamentarsi e trovare colpevoli all'esterno è più comodo, meno dispendioso, meno faticoso e meno rischioso. Meglio la depressione e l'ansia dello status quo alla fatica della rivoluzione.
Scelta vostra, ma poi non volete nemmeno l'ansia e la depressione legate necessariamente ad uno stile di vita pessimista ed evitante!?
Beh allora è il caso di decidere di muovervi. O sintomi o crescita.







Esiste quindi un'alternativa, che è quella delle persone realizzate, cioè di quelle persone che affrontano ogni giorno con impegno e fatica i problemi, raggiungono con pazienza i loro obiettivi, passano oltre con maturità sulle cose che non possono cambiare (senza ostinarsi come bambini a pretenderle), investono sulle alternative.
Affrontare la vita e costruirsi, con pazienza, determinazione e fatica. Fare gli adulti insomma.

E non trovate scuse e colpevoli. Nessuno vi impedisce di costruire oggi la vostra serenità, sta solo a voi decidere. Quindi se decidete di non farlo almeno prendetene atto e responsabilità e smettete di tormentare chi vi sta attorno magari chiedendo a loro lo sforzo e l'aiuto che dovreste attivare voi stessi. 

Vi potrebbe essere utile in questo caso, anche leggere l'articolo sui vampiri energetici.










http://serenasorrentino.blogspot.it/2017/06/vampiri-energetici.html



Insomma la realtà è un mix imprescindibile di cose positive e negative, la vita è un susseguirsi di successi e fallimenti, di gratificazioni e di frustrazioni. Non possiamo che farci i conti. Inutile e impossibile sfuggire alla realtà delle cose.



Godiamoci innanzitutto il bello. Non spegniamo mai l'entusiasmo nel guardare la vita e apprezzare le meraviglie attorno a noi. Non diamo mai per scontate le fortune che abbiamo, alcune per dono, altre perchè costruite. Impegniamoci ogni giorno nella cura delle nostre cose in quanto sono preziose. Motiviamoci ogni giorno con piccoli e grandi progetti. Celebriamo i piccoli e grandi traguardi. Facciamoci forza nei momenti duri appoggiandoci alle nostre risorse. Nutriamo la nostra motivazione e speranza esplorando sempre le alternative.


E per il resto? Per quello che non va?

A)
In alcuni casi potremo fare cambiamenti strabilianti uscendo dalla passività e dalla lamentazione e impegnandoci a risolvere il problema, ma ciò richiederà il tempo per analizzare gli intoppi, lo sforzo di mettersi in discussione, la fatica di attivare cambiamenti e la pazienza di attenderne frutti.



Vi spaventa sentire tanti termini legati alla fatica?

Provate! Tiratela fuori l'energia, allenatela! vi sorprenderà scoprire quanto l'energia se usata nel modo giusto si ricarichi, vi sembrerà quasi si moltiplichi. Possiamo paragonarla ad un muscolo che tonificato vi renderà più forti e scattanti. Contrariamente a quanto si pensi è proprio la passività che fa scemare l'energia fino al limite di non sentirsi nemmeno in grado di alzarsi da un letto. 

E' la passività fisica e psichica che vi annienta pian piano. Non dimenticatelo.


B)
In altre situazioni potremmo arrivare a compromessi accettabili e soddisfacenti, impegnandoci nell'esplorazione delle alternative e vie di mezzo, tenendo quindi conto della realtà esterna e accettandola e accettando il compromesso. Sempre con tanto impegno, determinazione e pazienza. Sarà fondamentale quindi superare l'ostinazione a volere le cose esclusivamente secondo la propria idea iniziale, cambiare internamente aspettative e imparare a godere di quello che si è raggiunto senza rimpianti o rancori.


C)
In altre situazioni ancora invece dovremmo solo accettare a realtà. A volte non è possibile essere o avere qualcosa o cambiare una situazione. 
Pace. Viviamoci il lutto e la delusione e andiamo avanti. Questo non farà la nostra disperazione a meno che NOI non lo trasformeremo in un cataclisma, un buco nero in grado di divorare tutto il resto, un pretesto per non andare avanti. 
Ostinarsi e fare i capricci sputando su tutto ciò che è intorno a noi è immaturo e isterico come le crisi di un bimbo quando riceve un no all'acquisto dell' ennesimo giocattolo. 
Occorre saper abbandonare una strada sterile e investire su nuovi percorsi capaci di darci nuova energia ed entusiasmo. Occorre resistere e non cedere alla comodità e alla dipendenza che spesso corrispondono alla mortificazione di se stessi e dei propri desideri.


A volte si tratta di perdite grandi e dolorose certo, ma anche in quel caso è nostra responsabilità prenderci cura del dolore e procuraci nuova gioia ed energia su terreni fertili e sani.



Insomma, in tutti e tre i casi abbiamo a disposizione soluzioni, alternative, interventi, azioni, strade in grado di garantire successi e benessere. Quindi non siamo vittime impotenti e non lo saremo a meno che non decidiamo di farle le Vittime, tenendoci passivi con il vittimismo.

Come dico spesso ai miei pazienti, la fatica si fa comunque. 
Nel caso delle Vittime si soffre e si fatica senza "mai una gioia" (come amano dire i giovani di oggi) se non la magra consolazione di essere compatiti dagli altri (che però prima o poi si stuferanno di noi e della nostra pesantezza).

Nel caso invece delle persone che decidono di affrontare i problemi per poi star bene la sofferenza e la fatica si supereranno e si "dimenticheranno" presto ad ogni obiettivo raggiunto con il carico d'entusiasmo e autostima che ne consegue e con la voglia e la motivazione di porsene successivi.




Come diceva San Francesco : "comincia con il fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. All'improvviso ti sorprenderai a fare l'impossibile"