
2. Vivendo le proprie reazioni fisiologiche come pericolose, la persona cerca di controllarle. Rivolge continuamente la propria attenzione all’ascolto del corpo e dei parametri fisiologici e tenta di modularli. Ma poichè esse sono funzioni spontanee e automatiche, lo stesso tentativo di controllarle produce la loro alterazione. E’ proprio il tentativo di controllo che fa perdere il controllo. L’alterazione delle funzioni, autodeterminata, genera pensieri catastrofici, i pensieri alimentano paura ed ansia e la persona inizia a bloccarsi e ad evitare situazioni.
A controprova di questo si verifica che:
a. se durante l’episodio di ansia e panico, accade qualcosa che distoglie l’attenzione della persona dai sintomi fisici e dai pensieri negativi, l’attacco di ansia e di panico si disinnesca.
b. se la persona prova volontariamente ad amplificare ed esasperare le sue sensazioni, invece di tentare di ridurle, l’attacco di ansia si disinnesca.
.jpg)
A controprova di questo si verifica invece che l’esposizione graduale alle situazioni temute accompagnata dall’uso di nuove risorse (nuove modalità di pensare, sentire e agire) sia il metodo principale per consentire alla persona di rinforzare autostima e senso di adeguatezza e, di conseguenza, ridurre il proprio stato di allarme, se inappropriato o patologico.
4.La persona struttura relazioni fondate sul fatto che l’altro, conoscendone i limiti, si ponga nei suoi confronti, in maniera protettiva, complice o sostitutiva. Il soggetto in questo modo evita ancora una volta il confronto con i suoi limiti e conferma il suo senso di inadeguatezza. Con il tempo le richieste di aiuto aumenteranno e aumenterà il timore di affrontare da soli le situazioni.
A controprova di questo, l’affrontare con le propri risorse situazioni lasciate alla gestione altrui, rinforza autostima, autonomia e sicurezza.